Presentazione della Tesi di Laurea

Frequently Asked Questions

Domande (e risposte) sulla presentazione di una Tesi di Laurea di carattere tecnico/scientifico ad uso degli studenti di Ingegneria Informatica dell'Università Roma Tre

Versione dell'11 dicembre 2008



D01: Di quante trasparenze deve essere composta la mia presentazione?
D02: Cosa devo dire nella mia presentazione?
D03: È meglio una presentazione graficamente ricca o "francescana"?
D04: Che cos'è la "tecnica dell'inserto"?
D05: Con quale tono devo declamare la mia presentazione?
D06: Come devo muovermi sul palco e chi devo guardare?

Se ci sono altre domande che vorresti vedere aggiunte a questa lista invia una mail a patrignadia.uniroma3.it.


R01: Di quante trasparenze deve essere composta la mia presentazione?

Dipende da quanti minuti si hanno a disposizione. Per una presentazione di una decina di minuti venti trasparenze sono abbondanti. Alcuni professori mi chiedono di ribadire che per la Laurea in Ingegneria Informatica all'Università Roma Tre la presentazione debba durare al massimo 9':59".


R02: Cosa devo dire nella mia presentazione?

Il tempo è il vincolo principale. Rispetto a questo vincolo occorre porsi delle priorità:

  1. La presentazione deve essere costruita in maniera tale da far capire l'argomento generale della tesi (a tutti, anche ai parenti e alle persone non al dentro della materia). Per questo motivo non possono mancare una o due trasparenze introduttive che aiutano a collocare il lavoro nella giusta prospettiva.
  2. Solo successivamente, si può entrare nel dettaglio di cosa è stato fatto, cercando di darne una descrizione ad alto livello. L'uso a tal fine di un'apposita trasparenza che dichiari esplicitamente gli "obiettivi della tesi" è una buona strategia.
  3. Infine, è bene che la presentazione comunichi anche qual'è stato il tipo di lavoro svolto dal tesista, le parti più entusiasmanti e più belle. Questo terzo obiettivo è molto difficile da soddisfare. La "tecnica dell'inserto" può però venire in soccorso (vedi R04: Che cos'è la "tecnica dell'inserto"?).
La ristrettezza di tempo rende necessario tacere i dettagli. Diventa quindi un gioco un pò funambolico mantenere il livello di rigore appropriato ad una presentazione di una tesi di laurea.


R03: È meglio una presentazione graficamente ricca o "francescana"?

"Un'immagine vale più di mille parole". Quindi più si fa uso di immagini a supporto di ciò che si sta descrivendo più si aiutano gli ascoltatori nella comprensione dei concetti coinvolti.

Detto questo, però, occorre far notare che questa frase ha anche un'interpretazione negativa: eccedere in immagini equivale a rovesciare un quantitativo ingestibile di informazioni sugli ascoltatori. Ciò è ancora più vero quando le immagini si muovono grazie ad animazioni di varia natura. Uno degli errori più grossolani è quello di lasciarsi prendere la mano dalle animazioni che sono ormai disponibili a buon mercato: una scritta che entra da destra, rimane per un picosecondo sullo schermo ed esce da sinistra dopo aver fatto una capriola, non è più efficace di una scritta permanente, anzi, lascia molto a desiderare in quanto a chiarezza.

Queste sono alcune ragioni che suggeriscono un uso morigerato delle animazioni nelle presentazioni:


R04: Che cos'è la "tecnica dell'inserto"?

Immagina una presentazione della tua tesi lunga due ore. In questa presentazione ideale avrai modo di raccontare tutti i dettagli della tua tesi. Prendi la trasparenza (o le due trasparenze consecutive) più belle di questa presentazione, quelle che raccontano la cosa più elegante, intrigante, intelligente della tua tesi, ed inseriscile nella tua presentazione di una decina di minuti.

Ovviamente occorrerà introdurre l'argomento nella maniera opportuna per legarlo al resto del discorso. Per esempio, supponiamo che in una tesi si dimostrano 30 lemmi, 20 teoremi e 5 corollari. Dopo aver raccontato (ad alto livello) il contenuto della tesi, il tesista dirà: "Per esempio, vediamo ora la dimostrazione del Lemma 3, che gioca un ruolo cruciare nella nostra architettura dimostrativa. Il Lemma 3, ..." e quì si entra nel dettaglio della dimostrazione che è stata appositamente selezionata perché è nel contempo breve ed elegante.

L'effetto dell'inserto è il seguente:


R05: Con quale tono devo declamare la mia presentazione?

Occorre parlare con voce chiara e ferma e con il tono MOLTO ALTO. Nell'aula, tipicamente, non si sente nulla. Il presentatore deve parlare immaginando di rivolgersi ad una fila che sta a 3/4 della sala. Non deve parlare con la prima fila. Sostanzialmente deve strillare un po'. Se le ultime file non sentono nulla, ovviamente per loro tutta la presentazione è inutile, e tenderanno ad incrementare il rumore di fondo. Se c'e' un microfono BISOGNA accettarlo. Mai rifiutare il microfono. In ogni caso il microfono non esime l'oratore dal tirar fuori una voce forte e chiara.


R06: Come devo muovermi sul palco e chi devo guardare?

Questo argomento è molto complesso. Delle regole generali esistono, ma hanno senso più per un oratore esperto che per un oratore occasionale.

Movimenti. Un oratore occasionale non si muove affatto. È tipicamente inchiodato davanti al suo computer e impegnato a governare il meccanismo di cambio pagina. Un oratore esperto talvolta si munisce di strumenti atti a svincolarlo dal computer. I più disinvolti si prendono la libertà di muoversi trasversalmente sul palco, generalmente per puntare l'attenzione sui dettagli delle trasparenze. È una grande audacia quella di muoversi in senso longitudinale, avventurandosi verso il pubblico. Infine, violare lo spazio del pubblico insinuandosi nelle sue file ha implicazioni psicologiche sottili.

È un regola generale che i movimenti dell'oratore siano proporzionali alla durata della presentazione. In una presentazione di dieci minuti non ci si muove o ci si muove pochissimo. In una presentazione di qualche ora ci si deve muovere prima o poi almeno trasversalmente. In un seminario interminabile della durata di una mattinata l'oratore cercherà un'occasione per addentrarsi nello spazio tra il pubblico per guadagnarne la confidenza.

Sguardo. Un oratore che non guarda il pubblico è difficilissimo da seguire. L'oratore deve guardare il pubblico il più possibile. In questo campo il primato negativo è costituito da quell'oratore che recita la sua presentazione guardando perterra, oppure guardando fisso lo schermo del portatile. È tanto più efficace la presentazione quanto più l'oratore non ha bisogno di leggere le trasparenze per sapere quello che deve dire. È un errore comune voltarsi continuamente a guardare le slides proiettate alla parete. Ogni volta che l'oratore si gira recide il contatto con il pubblico.

Anche qui ci sono regole che si applicano principalmente agli oratori più esperti. Il pubblico deve essere guardato nella sua interezza. È sbagliato guardare solamente la persona più importante del pubblico (tipicamente il presidente di una commissione o un ospite di rilievo). Le persone non gradiscono essere guardate, ma non gradiscono nemmeno essere trascurate. Gli oratori più esperti passano continuamente in rassegna tutto il pubblico guardando apparentemente tutti, ma di fatto nessuno.


Ringraziamenti: ringranzio il prof. Luca Cabibbo e il prof. Paolo Merialdo per il loro feedback su questa pagina

Feedback su questa pagina è gradito e va inviato a maurizio.patrignaniuniroma3.it.